04 Set I FUNGHI POSSONO AIUTARE IL CANCRO AL SENO?
La Micoterapia va in aiuto a chi soffre di cancro al seno
Fra le donne, il cancro al seno risulta essere uno dei tumori più frequenti e invalidanti anche dal punto di vista psicologico. Colpisce circa 2 milioni di donne ogni anno con un tasso mortalità che si avvicina al 15% per i paesi sviluppati (fonte Global cancer statistics 2018).
Fra le cure integrate nelle malattie oncologiche, fa capolino la MICOTERAPIA, già ampiamente utilizzata in medicina orientale da millenni.
Gli studi sperimentali ed epidemiologici sul cancro sono stati intensificati negli ultimi sessant’anni, dimostrando l’importanza di integrazioni specifiche nei clinical triage. Infatti lo studio condotto da Blagodatski nel 2018 ha evidenziato la sicurezza di utilizzo dei funghi in combinazione con i farmaci antitumorali convenzionalmente utilizzati, con relativo effetto di miglioramento della risposta ai farmaci stessi e della qualità di vita dei pazienti.
Alcuni componenti bioattivi, contenuti all’interno dei funghi, dimostrano effetti inibitorinelle cellule tumorali, compresa la modulazione della proliferazione, della sopravvivenza, dell’invasività e della neoangiogenesi tumorale.
Le cellule tumorali favoriscono elevati livelli di infiammazione che provocano una alterazione dell’attività delle cellule tissutali (fibroblasti, macrofagi, cellule stomali), favorendo la formazione di vasi sanguigni (angiogenesi). Questi nuovi vasi saranno sfruttati dalle cellule tumorali per nutrirsi e per migrare verso altri tessuti idonei alla loro duplicazione (metastasi).
Una matrice extracellulare così alterata influenzerà in modo negativo l’efficacia sia delle terapie convenzionali sia delle più moderne, come l’immunoterapia, favorendo la resistenza ai farmaci e aumentando ancor più l’aggressività e la progressione del tumore.
L’effetto di omeostasi dell’ambiente extracellulare, indotto dalla Micoterapia, permette non solo di aumentare l’efficacia delle terapie stesse, ma anche di aumentare l’aspettativa e la qualità di vita del malato oncologico.
Le ultime ricerche scientifiche inducono quindi a valutare l’integrazione di terapie alternative da associare sinergicamente alle “classiche” terapie antitumorali.